lunedì, marzo 31, 2008

Belle Anime Porche



Francesca Ferrando
"Belle Anime Porche"
ed. owlaski pp 288 €12,00

Il titolo mi intrigava, le prime pagine mi hanno infastidita. Ma ho voluto superare questa prima sensazione e dare fiducia a questa giovane autrice e vedere dove mi portava, in quale mondo. Alla fine ho fatto bene. Ha saputo magistralmente portarmi alla curiosità giusta per arrivare alla fine del libro, tenendomi legata anima e cuore alle sue pagine, superando riga dopo riga quel senso di fastidio che può dare un testo scritto in modo così moderno e con dei temi non divertenti.La Ferrando ha già una buona carriera sulle sue spalle (e non alle spalle), organizza corsi di scrittura creativa e laboratori "rap" per il comune di Torino ed è anche Tutor universitario. Nata nel 1978 sa, con la sua scrittura, immedesimarsi nella gioventù di oggi, portando alla luce il quadro più nascosto di una realtà che forse è meglio non vedere e più semplicemente non vogliamo vedere.Il suo giovane personaggio protagonista è una minorenne senza arte ne' parte, cresciuta da una famiglia strana senza valori ne' stabilità. Terry è ribelle, trasgressiva, senza regole. Non sa cosa sia l'amore (familiare e non) quello vero e disinteressato, non conosce i pericoli della vita di strada e ci si butta a capofitto in strada.Ma non ha paura di niente, ha una fervida immaginazione e una fantasia vivace che la mette nei guai e al tempo stesso la salva. La scrittura delle Ferrando è veloce e ritmata non ti stanca, cambia immagine velocemente, spesso non ti da neanche il tempo di focalizzare un evento che sei nella lettura del successivo. Una storia dai toni potenti, forti e duri, senza mezzi termini o velature. Il vocabolario è quello della società italiana giovane di oggi.Tutto è mostrato nudo e crudo, dalle violenze ai desideri, è tutto messo in chiaro sin dalla prima pagina. E' un'avventura scomoda, difficile e dolorosa ma pur sempre un'avventura in cui la protagonista viv la sua vita sul filo del rasoio, in continuo pericolo e tra la vita e la morte.
Ma è vittoriosa perchè quando cade si rialza, sempre.

lunedì, marzo 24, 2008

Tratto da La Briscola in cinque di Marco Malvaldi

Dal Capitolo "Inizio"
[…] Aldo si alzò in piedi per prendere l’accendino nella tasca del cappotto. Era il giorno di chiusura del Boccaccio e lui, vedovo spensierato e di compagnia, la sera andava al bar dove era sempre sicuro di trovare qualcuno.
- Il problema – disse mentre cercava di prendere l’accendino senza far crollare il cappotto dall’attaccapanni – è che tanti ragazzi ora si divertono solo se quel che fanno costa tanto. E’ sempre usato, intendiamoci. E’ un modo come un altro per fare i ganzi, far vedere che hai i soldi. Solo che le mode cambiano. Ora, per mia fortuna, va di moda fare finta di intendersi di vino, così tu vedessi quanti ragazzetti entrano nel dopocena, prendono la lista dei vini e poi ti chiamano: “Mi berrei volentieri un…” e magari ti scambiano il nome della fattoria con quello del vino, oppure vogliono un Chianti dell’ottantasette che se uno se ne intendesse un minimo saprebbe che un Chianti dell’ottantasette al massimo lo puoi usare come combustibile, e poi come se non bastasse ci mangiano i formaggi con miele. Il difficile è dargli ragione senza ridere.
- E te dovresti dirgli che non capiscono una sega – intervenne Pilade col garbo consueto – e poi spiegargli un po’ di cose ammodino, così piano piano imparano.
- Così piano piano imparano, si, ma ad andare da un’altra parte – replicò Aldo – Questi non vogliono bere bene e mangiare bene, vogliono far vedere che se ne intendono e che sono ganzi. Facciano un pò quello che vogliono. Io vendo vino e cibo, mica discorsi.
Una cosa andava riconosciuta; quando Aldo affermava di vendere cibo e vino senza fronzoli aveva perfettamente ragione. Il Boccaccia aveva a sua disposizione una cantina sterminata, con particolare predilezione per il Piemonte, una cucina eccezionale. Punto. Il servizio era preciso ma informale e la qualità delle suppellettili non era ricercata; inoltre, se per caso uno manifestava qualche disappunto riguardo al cibo, la cosa trovava sempre modo di arrivare all’orecchio dello chef de cuisine, Otello Brondi detto Tavolone. Detto personaggio, pur dotato di innegabile talento nell’arte apiciana, non era stato però molto benvoluto dalle Muse sotto tutti gli altri aspetti, per cui il critico si trovava spesso a lato del tavolo un metro cubo di pancia di cuoco, guarnito da due avambracci grossi e pelosi come orsi, che gli chiedeva “Come mai ‘un ti garba?” con non esattamente servizievole.
Aldo si accese la sigaretta, poi riprese:
- Io personalmente detesto i posti dove se ordini un vino non perfettamente in linea con quello che hai preso da mangiare o se tenti di uscire dai crismi della Gastronomia con la g maiuscola ti trattano da pellaio e ti dicono “Ma nooo, perché ti vuoi sciupare così la sella di coniglio disossato con il flan di fagiolini e anacardi? Se mi dai retta…” o anche peggio. Conosco posti dove non ci sono vie di mezzo, o sei un intenditore e allora il padrone ti adora e tutte le volte ti fa fare un’entrata che nemmeno Wanda Osiris, oppure sei un fetecchione che di vini non ci capisce una mazza e allora ti fanno capire nemmeno troppo velatamente che uno come te dovrebbe stare a casa sua e non andare lì a rompere tanto, che c’è gente che aspetta. I tuoi quattrini gli vanno bene, tu no.
[…]
Dal Capitolo "Quarto"
Il dottor Carli chiuse la porta che Ochei aveva lasciato aperta, salutò con un cenno le quattro facce concentratissime sui giornali, si diresse al banco e si sedette su uno sgabello.
- Me lo fai un aperitivo dolce, per favore?
- No
- Scusa?
- No, non glielo faccio. È una aberrazione mentale, l’aperitivo all’ora di pranzo. Magari alcolico, così uno comincia subito a bere a stomaco vuoto. Poi esce un pochino coi sensi offuscati, dai venticinque di aria condizionata trova i quaranta del marciapiede, accusa la botta e mi stramazza al suolo. Lei oltretutto è anche un medico, scusi.
Il dottore guardò Massimo con aria incuriosita, e decise di stare al gioco.
- E allora cosa mi consiglia, maestro?
- A pranzo, nulla. Casomai, a cena, dello spumante o dello champagne.
- Dolce?
Massimo portò la mano al petto e finse un infarto di lieve entità. Il dottore allora, mostrando preoccupazione, si accostò al banco e chiese:
- Perché? Non si può? È diventato illegale?
- Ma n, è che lo spumante dolce non si usa come aperitivo. A parte il fatto che, escluso l’Asti, di solito gli spumanti dolci sono dei troiai a livello qualitativo, ci vuole qualcosa che incuriosisca la bocca, non qualcosa che la ammazzi. Un buon brut ha le giuste caratteristiche, uno schiumante dolciacchiero no.
Il dottore parve soppesare con gravità la spiegazione, quindi si rassegnò a un bicchiere di minerale.

domenica, marzo 23, 2008

Gocce di Memoria (Giorgia)

Sono gocce di memoria
Queste lacrime nuove
Siamo anime in una storia
Incancellabile
Le infinte volte che
Mi verrai a cercare nelle mie stanze vuote
Inestimabile
E’ inafferrabile la tua assenza che mi appartiene
Siamo indivisibili
Siamo uguali e fragili
E siamo già così lontani
Con il gelo nella mente
Sto correndo verso te
Siamo nella stessa sorte
Che tagliente ci cambierà
Aspettiamo solo un segno
Un destino, un’eternità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te
Siamo gocce di un passato
Che non può più tornare
Questo tempo ci ha tradito, è inafferabile
Racconterò di te
Inventerò per te quello che non abbiamo
Le promesse sono infrante
Come pioggia su di noi
Le parole sono stanche, ma so che tu mi ascolterai
Aspettiamo un altro viaggio, un destino, una verità
E dimmi come posso fare per raggiungerti adesso
Per raggiungerti adesso, per raggiungere te

giovedì, marzo 20, 2008

Una canzone, due storie

Una canzone, con una melodia dolce e sensuale, moderna ma un po' retrò. Quella canzone legata a un ricordo forse non proprio piacevole, ma pur sempre a un ricordo. Non ti piace più di tanto ascoltarla, crea misto di nostalgia e dolore, no no meglio evitarla se possibile. Va in radio? Cambi stazione che ci vuole. Nel tuo Ipod non la metti e hai evitato il problema.
Ma proprio quella canzone sembra subdola, vuole rimanere nella tua vita, nonostante tu cerchi di evitarla per non farti ancora male e ricordare quel periodo di forte confusione e di profondo radicale cambiamento.
Lei non vuole sparire. E' in agguato, e compare proprio quando di nuovo sei fragile e rincorri un sogno impossibile, un desiderio che ti taglia lo stomaco in due. Due occhi sono lì davanti a te, una bocca che fa uscire parole su parole, forse per convincerti che tutto quello che sarà, ma anche quello ce non potrà essere, sono entrambe la cosa migliore da fare. E la canzone si infila fra quelle parole, seduti al tavolo di un locale elegante e dal gusto anche quello retrò, della new york più fascinosa e forse romantica, situato invece nel pieno cento di Roma. Eccola all'improvviso irrompe e ti senti stringere lo stomaoc e saltare il cuore. E allora pensi "eh no! ma me lo fai apposta?". Ed ecco che apassi a un secondo ricordo che capisci sarà più forte del primo, sarà ancora più doloroso, perchè non capisci cosa stia succedendo davvero. Non sai se quell'uomo ti stia dicendo o no la verità. Non sai se quello che dice di desiderare da te è davvero sincero. Sai però che la cosa se dovesse superare quell'ostacolo non potrebbe più essere riportata allo stato originario. Potresti solo proseguire e prenderla quella strada sarebbe rischioso, doloroso, difficile. In realtà capisci che dire di si o lasciarsi andare ti infila nel classico vespaio da cui non si può uscire se non con uno strappo lacerante. Il cuore. E' quello che devi salvaguardare a tutti i costi e quella canzone proprio non aiuta. Anzi sembra il diavoletto che si mette in mezzo e che ti dice: "lo fai o no non dimenticherai mai l'importanza che ho nella tua vita, perchè anche questo momento non potrai più cancellarlo". Comincia così il balletto dei rimpianti che forse per una volta accetti al posto dei rimorsi, pensando che pur soffrendo dentro di te molto di più, sono i più giusti da sopportare in faccia al resto del mondo. Ma che fatica questa vita, ti mette sempre davanti a un bivio e devi decidere. Le decisioni prevedono sempre dolore in fondo, perchè si lascia una cosa a favore di un'altra. C'è quindi il senso vago di ansia, di abbandono, di nostalgia, un affetto strappato, mancato, allontanato. E lei, la canzone, c'è. E c'è ogni momento di più, perchè all'improvviso è nella tua testa con il ricordo, è nel tuo Ipod, è nella tua vita. Ma tu lo avevi capito la prima volta che l'hai ascoltata che non vi sareste lasciate tanto facilmente. Te lo ha ribadido con il secondo ricordo, che sovrasta il primo per il momento specifico, che sembra più importante rispetto al primo, te lo ha ribadito "non ti lascio, nella tua vita ci sarò sempre!".

domenica, marzo 16, 2008

Indimenticabile (Antonello Venditti)

Perchè indimenticabile ancora sei per me
anche se i giorni passano più duri senza te
tutte le cose che farò avranno dentro un po' di te
perchè lo so dovunque andrai in ogni istante resterai
indimenticabile.
Ma è solo solitudine la nostra libertà
paura insopportabile della felicità
tutti gli amori che vivrò avranno dentro un po' di te
perchè lo so dovunque andrai in ogni istante resterai
indimenticabile indimenticabile...indimenticabile
Ma se il destino è vivere nell'infelicità
vicini e lontanissimi oltre l'eternità
tutti gli amori che vivrò avranno dentro un po' di te
perchè lo so dovunque andrai in ogni istante resterai
indimenticabile indimenticabile...indimenticabile...
tutti gli amori che vivrò avranno dentro un po' di te
perchè lo so dovunque andrai in ogni istante resterai indimenticabile indimenticabile... indimenticabile

venerdì, marzo 14, 2008

La briscola in cinque

Marco Malvaldi
La Briscola in cinque
Sellerio Editore Palermo
pp 163 - € 10,00

Vista la copertina, letta una piccola introduzione e comprato.
E' un giallo. Ne' più ne' meno.
Ambientato in riviera toscana, è un piccolo esempio di come si possa anche scrivere un giallo intrigante con una sottile vena ironica e divertente, che sa spostare a volte l'asse del pensiero da quello che è il delitto in se' a quelli che sono i personaggi. Il protagonista è il giovane proprietario di un bar. Un tipo piuttosto eccentrico che gestisce il lavoro in modo totalmente personale. Si trova suo malgrado al centro di un delitto e si ritrova a essere il "confessore" in alcune situazioni. Sarà poi lui comunque a trovare e a gestire la chiave di tutto.
Scritto in chiave apppunto ironica, è un romanzo molto semplice e molto veloce. L'assassino non te lo immagini fino alla fine. riesce a avvolgere tutto con un mistero quasi sciocco alla fine. Fine che arriva e che più leggi e meno ti aspetti.
Un piccolo romanzo da leggere e divorare con serena tranquillità, laddove Malvaldi risulta un buon ideatore di "storie in giallo".

domenica, marzo 09, 2008

...archiviato anche il Napoli


E dire che Moratti ci sperava che dopo la loro sconfitta con il Napoli, toccasse anche alla Roma. E invece no!!!! Siamo sempre lì dietro in agguato e le difficoltà dei nero-azzurri cominciano a vedersi....almeno così sembra!!!!
I ragazzi mi sembrano estremamente uniti, convinti e concentrati, decisamente al meglio delle loro potenzialità e possibilità. La netta dimostrazione che lo squadrone, vero, forte non si fa solo di grandi nomi e prime donne, di azioni da gol isolate. Il grande squadrone si fa così e se così continuano non c'è n'è per nessuno. E' un momento tutto da godere, potrebbe essere breve ma non tornare. Però è intenso da vivere. Bellissimo.

Grazie di nuovo ragazzi per le lacrime e per l'emozione.

venerdì, marzo 07, 2008

il miti non muoiono mai


Uno degli uomini più belli degli anni '80. Un vero sex symbol per la mia generazione. Dirty Dancing e Ghost sono sicuramente i due film più importanti, più famosi, quelli che sempre ricorderemo.
Purtroppo non arrivano buone notizie da Hollywood. Sembra che sia gravemente ammalato di cancro al pancreas. 55 anni solamente.
Avevo io 15 anni (e lui 35, era il 1987) quando me ne innamorai perdutamente in quello che rimane il mio film preferito, ovvero Dirty Dancing. Un film romantico, con una scenografia e una ambientazione anni '60 da sogno. Lui trasmetteva sicurezza, volare fra le sue braccia era un desiderio profondo. E ogni volta che rivedo il film, il tempo si ferma o forse torna un po' indietro. E' sempre un piacere sottile vedere e rivedere il film.
Non si può sapere adesso come tutto ciò andrà a finire, pare che però purtroppo il male sia in fase terminale. Un grande uomo in tutto. A lui il mio omaggio più sincero...

mercoledì, marzo 05, 2008

...e che dire...

Rodrigo Taddei

GRAZIE ROMA

...notti magiche inseguendo un gol...

Il Real a casa....e in casa....ma quanno mai ce se pensava!!!

Grazie Roma
Dimmi cos'è che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo.
Dimmi cos'è che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani.
Dimmi cos'è, cos'è che batte forte, forte, forte in fondo al cuore,
che ci toglie il respiro e ci parla d'amore.
Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Grazie Roma, grazie Roma, che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova.
Dimmi cos'è quella stella grande grande in fondo al cielo
che brilla dentro di te e grida forte forte in alto al cuore,
Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Grazie Roma, grazie Roma,
che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova.
Dimmi chi è chi è che mi fa sentì importante anche se non conto niente,
che mi fa re quando sento le campane la domenica mattina.
Dimmi chi è chi è che me fa campà sta vita così piena de problemi
e che me dà coraggio si tu nun me voi bene.
Grazie Roma, che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Grazie Roma, grazie Roma,
che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova