martedì, agosto 20, 2013

Un cappellino al semaforo ...



Percorro Viale Marconi con la smart, la radio accesa, distratta da tanti pensieri, ancora belli, sono in ferie.
Poi si forma la coda penso che sia per girare alla curva a destra, ma poi vedo concitazione intorno. Mi concentro osservo, sono alla guida, “attenta devi stare!”
Troppa concitazione, un incidente, il solito tamponamento a catena? Ma non vedo macchine appiccicate, ne vedo almeno tre ferme quasi in mezzo alla strada, ma distanziate. Poi a terra un qualcosa di rosso, al semaforo vicino alle strisce, quando ci passo accanto è un cappellino rosso della coca cola, bello raggiante perché sicuramente nuovo, pulito …. Un cappellino per terra al semaforo?
Ci metto un attimo a capire che non è il solito motorino, ma quel semaforo messo per rallentare la corsa, se è verde o giallo anche non rallenta un bel niente. Ma davanti alle macchine? Niente! Tutto questo in pochi secondi, la mia mente fa conti sperando che non sia quello che ha tratto come conclusione. Poi andando avanti piano, molto piano con la macchina lo scorgo sul biscotto centrale tra le macchine parcheggiate, soccorso da persone accanto a lui a terra che sembrano sapere cosa fanno. L’ambulanza non c’è ancora, deve essere successo da poco. E’ un giovane ragazzo grosso di colore. Non ben vestito, ovviamente per i non comunitari vivere la realtà dei nostri giorni non è facile. E’ a terra, privo di sensi, le braccia alzate oltre la testa, sangue aggrumato sulla fronte, la bocca spalancata, gli occhi chiusi. Non mi fa impressione quella vista, mi son detta “ecco questo è il risultato dei troppi libri gialli che leggo”. Sono di ghiaccio, come sempre quando guido, non mi scompongo ma dentro mi arrabbio. Penso “va bene lo hanno soccorso”, ma vista la posizione del cappellino e quella del suo corpo il pensiero successivo è che chi lo ha investito correva e parecchio e non so se davvero potesse essere uno di quelli che aveva intorno accosciati ad aiutarlo. Penso di chiamare qualcuno, ma i telefonini non mancano, c’è tanta gente intorno a lui. C’è il banco fisso della frutta, i benzinai, l’uscita della metropolitana. Ovviamente i soccorsi saranno stati chiamati. Arrivo tardi il mio aiuto non serve e allora guardo il cielo e lassù rimando una preghiera. Perché trovo del tutto ingiusto pensare che si possa morire così, mi viene da piangere quasi; lo shock? Il senso di nullità? Se già la giornata era cominciata un po’ storta  certo ora non sarà migliore. Non saprò più nulla di tutto questo, anche perché dell’investimento di un giovane ragazzo di colore, non interessa a nessuno, verrà risucchiato nella miriade di incidenti giornalieri di una grande città, non fa scandalo (sicuri?) non fa gossip, non stuzzica il voyerismo che ci caratterizza. Morto o vivo non se ne occuperà più nessuno. E tutto questo mentre un ombra scura copre il cielo già grigio di Roma.

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