domenica, luglio 24, 2016

Serenata senza nome - Maurizio de Giovanni


In fondo che dire di tante cose già dette. Quando scrive De Giovanni lo fa bene, sa rendere le idee, sa far sentire il lettore parte di quelle righe e di quelle pagine.
Leggendo sembra di attraversare quelle strade di una Napoli antica e dimenticata, dal fascino imperscrutabile e sempre immensamente protagonista dei romanzi.
In questo Napoli si mostra sotto cieli grigi e carichi di pioggia, si sente quel vento tagliente e quasi si prova fastidio per quella pioggerella insistente.
Ci sono vari piani all’interno del romanzo e sono tutti tangibili. Il giallo in se lascia ampio spazio alla vita, ai pensieri e alle emozioni dei personaggi. Le descrizioni sono sempre attente, minuziose ma mai noiose o ridondanti.
Ma secondo me, dove De Giovanni sa dare il meglio di se, non è nella vita e nei pensieri del personaggio di Ricciardi. Un uomo di legge a volte eccessivamente concentrato su se stesso, pur se giusto così, non può esulare dall’immagine che si ha di lui e del suo dolore interiore che lo perseguita. No. Io rimango sempre affascinata leggendo il personaggio di Maione. Quel suo animo buono e gentile, così semplice e forse così normale, ma che per un lettore di oggi così ormale non è più. Il fascino del brigadiere il più delle volte, ai miei occhi, supera quello del tenebroso commissario. Come in “La condanna del sangue” Maione diventa protagonista di una storia parallela dal grande fascino, l’ago della bilancia, l’amico, padre, fratello. Dimostra la sua sensibilità e la sua impossibilità a lasciare indietro chi ha bisogno di aiuto; altruismo puro e limpido. E’ uno spazio tutto suo, in cui non coinvolge Ricciardi, in cui si esprimono tutti i suoi sentimenti e la sua personalità. Se nella “condanna del sangue” aiuta la giovane donna sfregiata con una passionalità che rasenta l’amore, qui non si risparmia nell’aiutare proprio Bambinella. Il suo affetto paterno trova ampi terreni su cui esprimersi, non lo relega mai a ciò che forse la società considera più giusto. Concentra la sua forza personale su tutti coloro per i quali prova affetto. Non si risparmia mai il brigadiere Maione, da uomo di legge come da semplice essere umano, catalizzando l’attenzione del lettore il più delle volte. Ecco il personaggio più riuscito per me. Quello che ti prende per mano e ti fa vedere la sua realtà interiore e quella in cui è costretto a vivere e camminare. I veri occhi di De Giovanni all’interno dei romanzi.
Non so dire se questo sia il capolavoro di De Giovanni, non so fare il raffronto con i precedenti perché hanno tutti una rilevanza particolare e una personalità netta e decisa; così si rischierebbe di sminuire il passato, invece ogni romanzo ha quelle peculiarità per cui rimane importante e vincente, dipende anche dal gusto personale del lettore, ma sicuramente non è da meno di ciò che ci si aspetta dall’autore.

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