domenica, agosto 07, 2005

A mia nonna

Non so se può interessare a qualcuno, interessa a me comunque. Ben 13 anni fa perdevo la persona più importante della mia vita, colei che in tutto e per tutto per 20 anni mi ha fatto da madre e da padre. Proprio il 7 agosto, in una mattina calda e assolata.
Per lei ho scritto molte pagine, su di lei soprattutto e sul nostro instancabile rapporto nipote-nonna. Così ho deciso di raccontare la sua storia in qualche riga ma per cominciare un ricordo del Natale (si lo so è quasi ferragosto sembrerebbe azzeccarci poco...va beh!) che da quando è scomparsa non è più lo stesso.

Il Natale di tanti anni fa (testo pubblicato nella mailing list dell'Associazione Culturale Bombacarta)

Il Natale per me è un vuoto, è l'assenza dell'affetto di mia nonna, è la fine della grande tavolata di risate e chiasso, di giochi e colori, di pacchi da scartare, di baci e abbracci, di "grazie" detti davvero.Il Natale era con lei il menù del cenone del 24 scelto insieme più secondo i miei gusti di bambina che quelli degli ospiti; era il fritto di verdure alla romana cominciato a prepare da molto prima, con la pastella collosa e saporita di farina e acqua. Era Natale quei profumi e quel ticchettio di piatti e bicchieri; - "Apparecchio io" - e mi divertivo a imbandire la tavola e a colorarla il più possibile: tovaglia e tovaglioli rossi, bicchieri e piatti con il bordo rosso, posate con il manico rosso. Pe me era "LA FESTA" con la F maiuscola. Era l'albero di Natale preparato l'8 dicembre con luci e nastri colorati (gialli e rossi - noi romani e romanisti fin nel midollo) sotto il quale poi mucchi di pacchi e pacchettini avrebbero invaso l'ingresso. Eravamo davvero in tanti.Era quel campanello suonato da zio Chico che per farmi contenta e darmi l'idea del gioco, lasciava i regali fuori dalla porta, suonava e riscendeva di corsa con l'ascensore facendo finta che fosse stato Babbo Natale e presentandosi poco dopo fingeva ancora di essere arrivato solo allora e di non averlo incrociato per pochi secondi. E io ci stavo al gioco perchè mi divertiva e perchè a zio sono molto legata e quando poi lo vedevo sulla porta era un attimo abbracciarlo forte.Natale era nonna, era il suo sorriso e la sua dolcezza, era la sua pazienza e il suo non stancarsi mai, era il suo amore nel fare le cose per gli altri e il suo amore per gli altri (amici e parenti, vicini di casa e conoscenti) senza mai sentirlo come un peso. Erano le sue mani grandi ed esperte, sicure e instancabili di massaia vera, di matrona di famiglia, di donna che ha vissuto e sofferto molto, imparato e insegnato, e, comunque fosse, sorriso sempre alla vita, al mondo, al prossimo, a me. Ma poi se n'è andata in un torrido giorno di agosto e da allora il Natale non è più la stessa attesa, la stessa Festa, non è più quel tavolo enorme, imbandito e colorato attorno al quale le piaceva avere parenti e amici, non è quel soggiorno perchè non vivo più in quella casa, non è più quell'ingresso con l'albero e il presepe - "Nonna mi dai il bicarbonato che faccio la neve" -.Non è più niente, non è più la gioia di bambina dalla sua scomparsa, è la consapevolezza che il tempo passa, che non era eterna e che non mi avrebbe accompagnata tanto a lungo (mi mancherà di più il giorno del mio matrimonio). Si va a casa di zio Chico il 24 e il 25 lo passo sempre dai genitori di Lorenzo ormai (e sarà così sempre); ma la tavola da zio, pur accogliendoci tutti, è più piccola e l'animo non è lo stesso (e neanche il menù che non scelgo più io!); sono passati 9 anni ma il vuoto c'è sempre, lo stesso dal primo Natale senza di lei e tutte le volte zio (che è suo fratello) non manca di ricordarla in un suo gesto, in uno dei suoi sorrisi, e cala per un po' la tristezza sul bianco Natale. Manca a tutti la sua allegria e la sua risata....
Livia

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