giovedì, gennaio 04, 2007

L'amante di Marguerite Duras

Finito. Molto bello. Molto particolare.
Particolare soprattutto nella scrittura, molto ritmata direi. Dialoghi riportati da una voce narrante (che è quella della protagonista) in una succesione rapida tra parole e spiegazione. Una storia difficile, di una vita molto dolorosa, in una famiglia dove i sentimenti non vengono fuori se non nella maniera più morbosa e sbagliata, una vita dove non si vivono mai nel modo più adatto le esperienze e i sentimenti. La protagonista è una quindicenne, è uno spirito libero, lasciato libero, forse solo in apparenza. E' la storia di un amore lacerante e profondo, vissuto forse più dall'amante cinese che sa amaramente di non poterla avere accanto per tutta la vita. E' l'amante di Cholen (così è definito nel libro, non ha un nome) colui che tra i due vive più profondamente il sentimento e la passione che lo travolge fino al pianto alla disperazione. Sente di non poter vivere senza l'oggetto di quella passione ma sa anche che si tratta di un amore impossibile e osteggiato e che lei stessa desidererà la fine di tutto ad un certo punto. Rassegnato la lascerà andare. Ognuno costruirà la propria vita, ma lui l'amerà per sempre nonostante tutto.


"...a un tratto ha uno sguardo alterato, falso, intrappolato nel male, nella morte.
Gli dico di avvicinarsi, di ricominciare a prendermi. Si avvicina. Sa di tabacco inglese, di profumo di lusso, di miele, la pelle ormai ha preso l'odore della seta, l'odore fruttato del tussor di seta, l'odore dell'oro. Lo desidero. Gli dico il desiderio che ho di lui. Aspetta, dice. Mi parla, dice di aver capito subito che sarei stata così dopo aver fatto l'amore, che avrei amato amare, dice di saper già che lo ingannerò, che ingannerò tutti gli uomini che avrò e che lui è stato lo strumento della propria infelicità. Sono contenta di quanto mi annuncia e glielo dico. Diventa violento, un sentimento disperato lo scuote, mi si getta addosso, morde i seni di bambina, grida, insulta. Chiudo gli occhi per l'intensità del piacere. Penso: è abituato, non fa altro nella vita, fa solo l'amore, solo questo. Le mani sono abili, meravigliose, perfette. Sono fortunata, evidentemente, è come se per lui fosse un mestiere; senza saperlo sa con esattezza che cosa deve fare, dire.

...

Anni e anni dopo la guerra, dopo i matrimoni, i figli, i divorzi, i libri, era venuto a Parigi con la moglie. Le aveva telefonato. Sono io. Lei l'aveva riconosciuto dalla voce. Le aveva detto: volevo solo sentire la tua voce...e poi sembrava che non avesse altro da dire. Ma poi glielo aveva detto. Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe mai potuto smettere di amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte."

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